martedì 19 agosto 2014

Grotte di San Ponzo

Ci sono posti in Oltrepò dei quali senti sempre parlare da bambino anche se non ti ci hanno mai portato.
Crescendo capita ancora di sentirne parlare ma anche se ti stuzzica l'idea di saperne di più, spesso la accantoni con la scusa classica che nel week end hai “sempre” o forse “di meglio” da fare che inseguire un ricordo da bambino.
Tuttavia capita alle volte il contrario, ovvero che una nuova passione ti porta proprio li, in quel posto, per scoprire di cosa si tratta.
A fare da tramite fra me e le Grotte di San Ponzo è stato il Geocaching.
Scoperto da poco tempo si è rivelato essere un hobby fonte di nuove idee per le mie uscite fuori porta.

Detto fatto mi sono organizzatoe son partito.
Raggiungere le grotte è abbastanza facile.
Da Voghera e bisogna dirigersi a sud.
Si passa Rivanazzano, Salice Terme e poi su fino a Godiasco finche si passa Ponte Nizza andando in direzione di Varzi e, poco più avanti sulla destra, un cartello segnala San Ponzo, il comune che si trova vicino alle suddette grotte.

San Ponzo Semola è la prima sorpresa di questa gita fuori porta.
Un villaggio minuscolo di origine medievale con la via principale strettissima al punto che anche se a doppio senso di marcia, solo una macchina alla volta può passare.
Le case addossate le une sulle altre mi portano alla mente i carruggi liguri.
Una piccola piazzetta con una madonnina è l'unica valvola di sfogo in caso di incontro con un veicolo che procede in direzione avversa.
Incredibile pensare che anche i trattori passino per queste vie minuscole.
Ad ogni modo trovare le grotte è facile; basta seguire le indicazioni sotto forma di pannelli in legno che indicano il percorso del giubileo.
Così facendo ci si trova in pochissimo tempo a percorrere una stradina asfaltata e stretta che esce dal borgo in direzione delle colline.
La strada poco più avanti fa una curva verso destra e sale lasciando sulla sinistra una stradina sterrata. Venendo dal paese non si vede il cartello ma è quella strada di terra battuta che porta alle grotte.
Anche se la nota in merito alle Grotte di San Ponzo sul sito del Geocaching suggerisce si percorrere la strada con un veicolo 4X4, io mi ci sono avventurato ambedue le volte con due veicoli che del 4X4 non hanno proprio niente: una Punto e una Zafira.
Questo non vuol dire che sono stradine di campagna non troppo impegnative ma che con pazienza e molta attenzione anche i veicoli non propriamente a trazione integrale possono salire su fino alle grotte.
Detto ciò va fatto solo se non ha piovuto e le possibilità di incappare nel fango lungo la strada sono pari a zero.
Inoltre molta gente va a piedi su per la strada sterrata perciò bisogna andare molto piano, fare molta attenzione e pianificare bene cosa fare in caso si incontri un veicolo che viene nella direzione opposta.
Dopo 4 o 5 tornanti si arriva ad uno spiazzo in mezzo al bosco con tavoli in legno per i picnic, un paio di grosse griglie per il barbecue su supporti in muratura e un pannello di legno con le informazioni sul posto e sul cammino del giubileo.
Un segnale indica in direzione di una salita non eccessivamente ripida sulla quale non ci sono nemmeno 50 metri da percorrere prima di poter giungere alla prima delle grotte; quella del santo.
È strana la sensazione quando poco prima di arrivare si intravede fra le piante e i cespugli il profilo bianco della cappelletta coi mattoni rossi posta dinanzi alla fenditura nella roccia.



Ci si sente quasi come a scoprire una nave nel deserto o un aereo in fondo al mare.
Sembra non appartenere al bosco questa struttura.
Tuttavia allo stesso tempo ci si abitua in fretta alla sua presenza e al momento di andar via sembrerebbe quasi strano se non ci fosse.
Entrando ci si accorge di quanto e piccola ma tenuta bene.
Al suo interno un piccolo altare sovrastato da un quadro del santo e da diverse immagini e icone religione.
Poi alcune sedie,diverse oggetti lasciati dai fedeli e alcuni articoli di giornale in una piccola bacheca che raccontano la storia del santo citando le presunte capacità curative del posto.


Sembra infatti che chi si adagi all'interno della grotta nel punto in cui vi era il giaciglio si San Ponzo, ne abbia effetti benefici e curativi.
Accendere la candelina e fare un'offerta è di rito così pure come firmare il registro delle presenze prima di uscire.

La grotta alle spalle della chiesetta è quella dove il santo ha vissuto da eremita intorno al 400 dopo Cristo.
È larga, ripida, scivolosa e poco profonda.
In alto in una specie di depressione nella roccia c'è una madonnina con alcuni ciclamini e una paio di candele accese.



Si capisce istintivamente dove era il punto in cui si riposava il santo.
Il tempo di una riflessione su come si poteva vivere in questo isolamento e poi si può continuare la visita.
Superando infatti la chiesetta si trova un altra piccola fenditura nella roccia e, poco dopo un'altra grotta ancora piu profonda di quella del santo.
È decisamente suggestiva e collocata a qualche metro di altezza rispetto al sentiero.
Per accedervi ci sono due modi.
Quello avventuroso di issarsi con una corda frontalmente (si può usare alcuni gradini naturali per aiutarsi e ci sono delle staffe in cima).
Oppure quello meno rischioso ma comunque più sporco di salire nel piccolo canalone laterale che si trova a destra della grotta e infilarsi in una fessura strisciando sul fondo roccioso fin dentro.
Io ho scelto la corda.



Il suo interno ricorda una di quelle grotte degli uomini delle caverne e sembrerebbe quasi logico aspettarsi di vedere qualche pittura rupestre o addirittura qualche resto di uomini o animali al suo interno.
Tuttavia solo traccia di qualcuno che ci è passato sotto forma di un accendino e alcuni pezzi di carta.
Il fondo è molto polveroso con uno strato di terra simile a borotalco alto qualche centimetro.



Sedendosi all'interno e guardando fuori si vede il bosco incorniciato dalla bocca della grotta e si ha una sensazione di protezione dal mondo esterno.
Sensazione che però sfuma in fretta con la voglia di legarci a quella natura li vicina e di lasciare l'oscurità.
Credo però che sarebbe il contrario se fossimo di notte; probabilmente farebbe piacere illuminare le pareti solide di una grotte piuttosto che la luce che si perde nel bosco.



Terminata la visita non rimane altro da fare che prendere la via del ritorno verso casa.
Perlomeno questo è quello che farebbero tutti se non fosse che dalla parte opposta dello spiazzo rispetto alla salita che porta alla cappelletta c'è una piccola fontanella che pare sgorgare direttamente dalla montagna.
La curiosità mi ha portato ad avventurarmi in quella direzione altrimenti non ci sarei mai andato.
E come spesso accade tale curiosità viene premiata
Ecco infatti , nascosto dalle altre piante , un immenso mostro di legno.
È il Grande Vecchio, un albero mastodontico.
La targa apposta su di lui dice “Il Grande Vecchio, 370 Anni” (purtroppo senza la data in cui la targa è stata messa).



Si leggono anche altre parole sotto ma il legno della targa è molto consumato perciò è difficile capire ma il concetto è “Medita viandante , quando tu non ci sarai più, io ci sarò ancora” o qualcosa di simile.
Verrebbe voglia di abbatterlo per fargli vedere se è davvero così!

In conclusione il posto merita una visita, non importa che ci andiate per il valore religioso o per la scampagnata.
Per chi ha tempo e voglia si può pure dare la caccia alla Geocache qui nascosta o magari continuare a piedi lungo i sentieri del bosco.
In alternativa suggerisco di riprendere la macchina, attraversato di nuovo il paese svoltare a destra in direzione Cecima e poi seguire le indicazioni per Ca Del Monte.
Il motivo sta nel prossimo post... :)

Nessun commento:

Posta un commento