Ci sono posti in Oltrepò
dei quali senti sempre parlare da bambino anche se non ti ci hanno
mai portato.
Crescendo capita ancora di
sentirne parlare ma anche se ti stuzzica l'idea di saperne di più,
spesso la accantoni con la scusa classica che nel week end hai
“sempre” o forse “di meglio” da fare che inseguire un ricordo
da bambino.
Tuttavia capita alle volte
il contrario, ovvero che una nuova passione ti porta proprio li, in
quel posto, per scoprire di cosa si tratta.
A fare da tramite fra me e
le Grotte di San Ponzo è stato il Geocaching.
Scoperto da poco tempo si
è rivelato essere un hobby fonte di nuove idee per le mie uscite fuori porta.
Detto fatto mi sono
organizzatoe son partito.
Raggiungere le grotte è
abbastanza facile.
Da Voghera e bisogna
dirigersi a sud.
Si passa Rivanazzano,
Salice Terme e poi su fino a Godiasco finche si passa Ponte Nizza andando in direzione di Varzi e, poco più avanti sulla
destra, un cartello segnala San Ponzo, il comune che si trova vicino
alle suddette grotte.
San Ponzo Semola è la
prima sorpresa di questa gita fuori porta.
Un villaggio minuscolo di
origine medievale con la via principale strettissima al punto che
anche se a doppio senso di marcia, solo una macchina alla volta può
passare.
Le case addossate le une
sulle altre mi portano alla mente i carruggi liguri.
Una piccola piazzetta con
una madonnina è l'unica valvola di sfogo in caso di incontro con un
veicolo che procede in direzione avversa.
Incredibile pensare che
anche i trattori passino per queste vie minuscole.
Ad ogni modo trovare le
grotte è facile; basta seguire le indicazioni sotto forma di
pannelli in legno che indicano il percorso del giubileo.
Così facendo ci si trova
in pochissimo tempo a percorrere una stradina asfaltata e stretta che esce dal
borgo in direzione delle colline.
La strada poco più avanti
fa una curva verso destra e sale lasciando sulla sinistra una
stradina sterrata. Venendo dal paese non si vede il cartello ma è
quella strada di terra battuta che porta alle grotte.
Anche se la nota in merito
alle Grotte di San Ponzo sul sito del Geocaching suggerisce si
percorrere la strada con un veicolo 4X4, io mi ci sono avventurato
ambedue le volte con due veicoli che del 4X4 non hanno proprio
niente: una Punto e una Zafira.
Questo non vuol dire che
sono stradine di campagna non troppo impegnative ma che con pazienza
e molta attenzione anche i veicoli non propriamente a trazione
integrale possono salire su fino alle grotte.
Detto ciò va fatto solo
se non ha piovuto e le possibilità di incappare nel fango lungo la
strada sono pari a zero.
Inoltre molta gente va a
piedi su per la strada sterrata perciò bisogna andare molto piano,
fare molta attenzione e pianificare bene cosa fare in caso si
incontri un veicolo che viene nella direzione opposta.
Dopo 4 o 5 tornanti si
arriva ad uno spiazzo in mezzo al bosco con tavoli in legno per i
picnic, un paio di grosse griglie per il barbecue su supporti in
muratura e un pannello di legno con le informazioni sul posto e sul
cammino del giubileo.
Un segnale indica in
direzione di una salita non eccessivamente ripida sulla quale non ci
sono nemmeno 50 metri da percorrere prima di poter giungere alla
prima delle grotte; quella del santo.
È strana la sensazione
quando poco prima di arrivare si intravede fra le piante e i cespugli
il profilo bianco della cappelletta coi mattoni rossi posta dinanzi alla fenditura
nella roccia.
Ci si sente quasi come a
scoprire una nave nel deserto o un aereo in fondo al mare.
Sembra non appartenere al
bosco questa struttura.
Tuttavia allo stesso tempo
ci si abitua in fretta alla sua presenza e al momento di andar via
sembrerebbe quasi strano se non ci fosse.
Entrando ci si accorge di
quanto e piccola ma tenuta bene.
Al suo interno un piccolo
altare sovrastato da un quadro del santo e da diverse immagini e
icone religione.
Poi alcune sedie,diverse
oggetti lasciati dai fedeli e alcuni articoli di giornale in una
piccola bacheca che raccontano la storia del santo citando le
presunte capacità curative del posto.
Sembra infatti che chi si
adagi all'interno della grotta nel punto in cui vi era il giaciglio
si San Ponzo, ne abbia effetti benefici e curativi.
Accendere la candelina e
fare un'offerta è di rito così pure come firmare il registro delle
presenze prima di uscire.
La grotta alle spalle
della chiesetta è quella dove il santo ha vissuto da eremita intorno
al 400 dopo Cristo.
È larga, ripida,
scivolosa e poco profonda.
In alto in una specie di
depressione nella roccia c'è una madonnina con alcuni ciclamini e
una paio di candele accese.
Si capisce istintivamente
dove era il punto in cui si riposava il santo.
Il tempo di una
riflessione su come si poteva vivere in questo isolamento e poi si
può continuare la visita.
Superando infatti la
chiesetta si trova un altra piccola fenditura nella roccia e, poco
dopo un'altra grotta ancora piu profonda di quella del santo.
È decisamente suggestiva
e collocata a qualche metro di altezza rispetto al sentiero.
Per accedervi ci sono due
modi.
Quello avventuroso di
issarsi con una corda frontalmente (si può usare alcuni gradini
naturali per aiutarsi e ci sono delle staffe in cima).
Oppure quello meno
rischioso ma comunque più sporco di salire nel piccolo canalone
laterale che si trova a destra della grotta e infilarsi in una
fessura strisciando sul fondo roccioso fin dentro.
Io ho scelto la corda.
Il suo interno ricorda una
di quelle grotte degli uomini delle caverne e sembrerebbe quasi
logico aspettarsi di vedere qualche pittura rupestre o addirittura
qualche resto di uomini o animali al suo interno.
Tuttavia solo
traccia di qualcuno che ci è passato sotto forma di un accendino e
alcuni pezzi di carta.
Il fondo è molto
polveroso con uno strato di terra simile a borotalco alto qualche
centimetro.
Sedendosi all'interno e
guardando fuori si vede il bosco incorniciato dalla bocca della
grotta e si ha una sensazione di protezione dal mondo esterno.
Sensazione che però sfuma
in fretta con la voglia di legarci a quella natura li vicina e di
lasciare l'oscurità.
Credo però che sarebbe il
contrario se fossimo di notte; probabilmente farebbe piacere
illuminare le pareti solide di una grotte piuttosto che la luce che
si perde nel bosco.
Terminata la visita non
rimane altro da fare che prendere la via del ritorno verso casa.
Perlomeno questo è quello
che farebbero tutti se non fosse che dalla parte opposta dello
spiazzo rispetto alla salita che porta alla cappelletta c'è una
piccola fontanella che pare sgorgare direttamente dalla montagna.
La curiosità mi ha
portato ad avventurarmi in quella direzione altrimenti non ci sarei
mai andato.
E come spesso accade tale
curiosità viene premiata
Ecco infatti , nascosto
dalle altre piante , un immenso mostro
di legno.
È il Grande Vecchio,
un albero mastodontico.
La targa apposta su di lui
dice “Il Grande Vecchio, 370 Anni” (purtroppo senza la data in
cui la targa è stata messa).
Si leggono anche altre
parole sotto ma il legno della targa è molto consumato perciò è
difficile capire ma il concetto è “Medita viandante , quando tu
non ci sarai più, io ci sarò ancora” o qualcosa di simile.
Verrebbe voglia di
abbatterlo per fargli vedere se è davvero così!
In conclusione il posto
merita una visita, non importa che ci andiate per il valore religioso
o per la scampagnata.
Per chi ha tempo e voglia
si può pure dare la caccia alla Geocache qui nascosta o magari
continuare a piedi lungo i sentieri del bosco.
In alternativa suggerisco
di riprendere la macchina, attraversato di nuovo il paese svoltare a
destra in direzione Cecima e poi seguire le indicazioni per Ca Del
Monte.
Il motivo sta nel prossimo
post... :)
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