mercoledì 15 maggio 2013

L'eremo di Sant' Alberto di Butrio

Era tanto tempo che non tornavo sulle mie colline.
Come sempre alla ricerca dei posti un po' sconosciuti o semplicemente dimenticati in quest'epoca in cui tutto il mondo sembra più vicino e a portata di mano grazie a voli low cost e alberghi all-inclusive.

Tuttavia quando torno in Italia e nel mio Oltrepo', ci metto davvero poco a sentir di nuovo il sangue scorrere nelle vene bramoso di nuove mete locali.
Cosi armato di sesto senso, di macchina fotografica e di tanta voglia di scoprire parto anche questa volta con il mio compagno di viaggio alla volta della valle Staffora.
Oggi il cielo è nuvoloso e il giorno precedente ha piovuto ma nonostante ciò si comincia ad intravedere un po di azzurro e di blu qua e la e il tempo va via via migliorando, l'aria è fresca e si respira odore di campi.



Passiamo da Rivanazzano e Salice per scattare un paio di foto al Castello di Nazzano che svetta in mezzo al blue.
Un contrasto bellissimo con il verde dei prati appena sotto il maniero.


Anche quando ci allontaniamo prendendo la strada sulle colline dalla parte opposta la visuale del castello è sempre suggestiva.


Ancora qualche istante per godere della vista e poi via verso la strada che passa per il castello di Montalfeo.


Rubo un foto al castello e poi continuiamo lungo la strada fino a Godiasco.
Prima di giungere al paese mi fermo un secondo a lato della strada per immortalare i campanili del paese e una vista della valle che , li per li, mi ricorda villaggi arroccati sulle valle trentine piu che paesaggi della valle che sale fino al Brallo.


Passiamo il paese e saliamo lungo la statale fino a Ponte Nizza.
Come sempre il mio occhio cerca avido le segnalazioni stradali di colore marrone a rappresentare chiese , abbazie e luoghi turistici in generale.
Stavolta mi casca sul cartello “Eremo di Sant'Alberto di Butrio”.
È una di quelle diciture che gira nella mia testa ma non ho mai un'idea chiara di cosa sia.
Fa parte dei posti quasi mitologici di cui le generazioni precedenti parlano spesso ma sembrano avvolti da una nebbia indissipabile che negli anni, crescendo li ha avvolti fino a lasciarmi in testa un'immagine dettata dalla mente e non veritiera del posto.
Ecco arpionata la mia preda di oggi!
Prendiamo la strada per la val di Nizza e seguiamo le indicazioni su fino a Pizzocorno per poi continuare lungo la strada provinciale 137.
Poco dopo incontriamo la deviazione per l'eremo; una stradina larga appena per una macchina con alcuni spiazzi in caso di traffico in direzione opposta.
Con molta calma , con la strada che serpeggia in mezzo ad un bosco, procediamo lungo il percorso guardando ad intervalli regolari verso la sinistra dove a tratti fra le foglie si vede il la piccola abbazia.


Poco dopo arriviamo allo spiazzo del parcheggio.
Dinnanzi a noi l'eremo , a sinistra un sentiero e una casetta di legno usata come rifugio lungo la strada dei pellegrini.
Alle nostre spalle un giardino con le stazioni della Via Crucis e alla nostra sinistra alcune tavole di marmo con diverse iscrizioni e un altro percorso.
Al nostro arrivo il posto è completamente desolato e questo accentua la sua idea di raccoglimento e ritrovo.
Prima di vedere la piccola abbazia voglio vedere la grotta nella quale Sant'Alberto andò a vivere come eremita.






Il sentiero a tratti scosceso e molto zuppo d'acqua porta ad un piccolo spiazzo al di sotto del quale è stato incanalato il torrente Butrio e , alla sua estremità ha per l'appunto una cappelletta all'interno della quale si può vedere la suddetta grotta.
È difficile pensare che davvero qualcuno potesse vivere in un posto cosi prima della edificazione della cappelletta ma è altresì vero che il posto, immerso nella natura e nel silenzio, è davvero lontano dalla civiltà e questo fattore va moltiplicato per ogni secolo che si va indietro nel passato.
Qualche istante per assorbire un po' quella realtà e pensare realmente a cosa significava vivere qui e poi di nuovo sui nostri passi verso l'eremo.


Il sole sta tramontando alle spalle del campanile creando un aura surreale di luce attorno alle campane.


Alla sua sinistra una statua del santo e piu avanti, scendendo alcuni scalini, l'ingresso.





Sono circa le 6 di pomeriggio e siamo arrivati ad un'ora dalla chiusura proprio all'inizio dei vespri.
Scendo i pochi gradini che portano al livello del pavimento della piccolissima chiesetta e comincio a guardare gli affreschi che decorano i muri tutt'intorno.






Un piccolo corridoio si allunga da qui verso l'altare mentre i pochi frati che vivono qui sono intenti a recitare i vespri.
Non mi va di fotografarli e già mi maledico ad ogni scatto quando , nonostante sia in modalità silenziosa, la mia reflex emette il suo click che per me che non voglio disturbare suona come un martello contro una incudine.
Con molta calma soppesando ogni singolo passo o movimento attraverso la minuscola navata in direzione opposta verso l'eremo vero e proprio e mi trovo a passare un piccolo confessionale e una salma in una teca di vetro raffigurante il santo che da il nome al posto.


Il negozietto è gia chiuso e la piccola scaletta che porta al chiostro, li da secoli, mi fa pensare a quante persone nei secoli l'hanno percorsa per aver levigato cosi i suoi gradini.



Abbiamo poco tempo e dobbiamo esplorare il posto con cura per non perdere alcun dettaglio ed è proprio facendo cosi che scopro un angolo in cui quello che leggo mi lascia in balia del fiume della storia umana.
Il cartello cita: prima tomba di Edoardo II d'Inghilterra.


Leggo avidamente la dicitura e praticamente vengo a scoprire che qui, dopo una lunga fuga in Europa, si è rifugiato il sovrano che successivamente è deceduto ed è stato sepolto nell'eremo.



Ricontrollerò più avanti su Internet per poi scoprire che il luogo dove il sovrano sia morto è ancora tutt'oggi in discussione.
Continuando nel corridoio delimitato dalle colonne a formare il chiostro interno, arrivo alla tomba di Cesare Pisano (Frate Ave Maria) che qui visse e che al momento è in attesa di essere beatificato.
Continuando lungo la scala a sinistra della stanza nella quale mi trovo ritorno al livello della chiesetta accanto alla salma (di cera) di Sant'Alberto passata in precedenza.
Ridiscendo le scala e stavolta vado verso il giardino.



Raccolto fra le mura e una ringhiera dalla parte opposta è il posto perfetto per attendere il tepore del mattino e veder morire il giorno la sera quando il sole scende fra le colline.


Il nostro tempo è scaduto e dobbiamo lasciare il posto a chi qui ha deciso di ritirarsi lontano dalla vita che noi siamo abituati a vivere a volte con noiosa monotonia.
Dettata dai ritmi frenetici a cui ci pieghiamo per non sentirci esclusi da quello che ci rende sociali.

è stata una toccata e fuga ma un pensiero, o meglio un segreto desiderio, mi affascina.
Mi chiedo come sarebbe passare qui un inverno dettato dalla regola monastica e lontano da tv, computer e contatti quasi dovuti regolarmente con il mondo esterno.
Riuscirei poi a reintegrarmi in quel mondo che ti dice troppo spesso: non ti sei collegato su internet ieri, dove eri?
La vita che viviamo oggi è reale o virtuale?
Io sono stato realmente all'eremo e ho toccato con mano le sue pietre e i suoi secoli che saranno qui anche dopo di me.
Qualcuno farà sua questo mio post e le sue foto o deciderà che per capirlo non bastano 4 righe su un blog ma bisogna voler venire qui?

Forse un po troppe domande per quello che doveva solo essere un giro in macchina a caso per la provincia.
Muore il giorno e scende un altra volta il sole alle spalle delle colline.
Non faro' mai il monaco ne passero il famoso inverno all'eremo ma forse venire qui è servito comunque a farmi pensare e riflettere.
Probabilmente per me e il mio compagno di viaggio c'è di più di quello che abbiamo visto e compreso in questo posto ma forse l'atto di pensare e riflettere è proprio quello che ci si può augurare di portare con se dopo una visita qui a mezzora di macchina da dove la vita continua a scorrere frenetica senza mai tempo per nulla di non materiale.

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